Cura del bruxismo con il bite

Bite dal dentista o dal farmacista? Chiarimenti sull'uso (e abuso) dei dispositivi per la cura delle disfunzioni dell'ATM e del Bruxismo.

Bite (pronuncia "bait") è una parola inglese che significa "morso". Si tratta di un dispositivo medico che si inserisce di solito su una sola arcata dentaria, alcune volte su entrambe, bloccando i contatti abituali tra i denti e determinando una differente posizione della mandibola. Tranne nei casi in cui è espressamente indicato l’uso nell’arcata superiore, è da preferire il posizionamento nell'arcata inferiore, perché non interferisce con la deglutizione e con la respirazione cranio sacrale e per il minore ingombro che aumenta il confort e la collaborazione del paziente.

Bite per la cura del bruxismo
Il bite è un efficace alleato per la cura del bruxismo.

La maggior parte degli fallimenti terapeutici in questo settore sono dovuti alla confusione sull’argomento sia da parte dell'operatore, sia da parte del paziente (spesso al terzo/quarto bite consecutivo, sperando che l'ultimo sia quello giusto). Cercherò di fare un po’ di chiarezza.

Prima di essere introdotti nella pratica clinica odontoiatrica, è stata condotta per molti anni una lunga sperimentazione dei bite su atleti di livello internazionale, in sport come atletica leggera, sci, automobilismo, motociclismo ed altri.

Durante la visita odontoiatrica, una volta posta la diagnosi di occlusione abituale patologica è necessario portare il paziente in posizione terapeutica rapidamente e reversibilmente. Questo risultato si può ottenere con un bite di svincolo o con un bite di riposizionamento o prima con l’uno e poi con l’altro, a seconda della complessità del caso.

Il bite viene utilizzato con finalità

  • Diagnostica: per capire se sintomi come cefalea, rumori articolari, disturbi dell’orecchio e dell’equilibrio e problemi posturali siano in relazione con un problema occlusale dentale. In alcuni casi, come ad esempio in presenza di cefalee anche gravi, dove, spesso, sono state tentate senza risultato tutte le terapie classiche, l’uso del “bite diagnostico” può rivelarsi assai utile. Se si verifica un miglioramento dei sintomi si potrà procedere con la terapia odontoiatrica già simulata dal bite, se, invece, non ci sarà nessun miglioramento non si saranno in ogni modo creati danni o affrontati costi elevati per cure dentarie inutili. Nelle patologie occluso-posturali è importante distinguere tra patologia ascendente e patologia discendente a partenza dalla bocca: il bite è un ottimo approccio diagnostico iniziale, perché è una terapia temporanea e reversibile.
  • Curativa: rilassamento dei muscoli masticatori, decompressione dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) e riposizionamento della mandibola.

Durante il periodo di cura, il bite va portato sempre tranne quando si mangia, soprattutto durante la guida, l’attività fisica e il sonno.

Dopo massimo 6 mesi, si deve passare ad una terapia occlusale definitiva.

Il modo in cui i denti si toccano tra di loro (contatto occlusale) genera un circuito sensoriale e motore che programma l’occlusione a livello del cervello, generando un programma residente detto “engramma”. Il bite interrompe questo circuito provocando la deprogrammazione occlusale che viene usata dallo gnatologo per impostare e condurre il trattamento.

Il bite non sostituisce i denti mancanti (per questo non è una protesi ma un'ortesi), ma si interpone tra quelli esistenti, modificando in modo temporaneo e reversibile lo schema occlusale preesistente, simulando gli effetti sull'intera postura prima di intervenire con una terapia occlusale definitiva (protesi, ortodonzia, chirurgia).

Possiamo distinguere i bite in tre tipologie fondamentali:

Placche funzionali di riposizionamento (ortotici): presentano la modellazione terapeutica della superficie di contatto con i denti dell'arcata antagonista diversa da quella abituale, definendo così una nuova occlusione dentale per il riequilibrio muscolare dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare).

Bite ortotico
Bite ortotico

Definiamo posizione terapeutica un simmetrico rapporto spaziale fra le arcate superiore e inferiore, insieme ad una corretta dimensione verticale, con un’equilibrata attività muscolare bilaterale ed una funzione di dinamica articolare accettabile.

Il bite di riposizionamento mandibolare, ha un alto valore diagnostico e terapeutico soltanto se viene portato sempre, giorno e notte: si tratta a tutti gli effetti di un trattamento di tipo ortopedico in quanto, cambiando il combaciamento dei denti, cambia anche la posizione dei condili mandibolari e dei menischi, correggendo anche patologie articolari complesse come il blocco mandibolare (locking) e patologie degenerative artrosiche dell’ATM.

Gli ortotici sono molto confortevoli:

  • Hanno impatto fonetico e visivo minimo
  • Consentono la deglutizione naturale
  • Permettono di verificare se la posizione scelta per la nuova relazione cranio-mandibolare è equilibrata sia localmente, che con il resto del corpo, migliorando la postura in generale.

Placche di svincolo (bites-plane): hanno una superficie di contatto con i denti dell'arcata opposta pressochè piana, per ottenere la liberazione dall'incastro dei denti superiori ed inferiori fra loro. Per la loro forma vengono comunemente chiamate bite-plane (morso piatto) ed eliminando qualunque interferenza dentale, consentono una grande libertà di movimento della mandibola, permettendo la deprogrammazione dei muscoli masticatori con conseguente rilassamento muscolare.

Gli obiettivi di una placca di svincolo sono:

  • Eliminazione della propriocettività
  • Deprogrammazione dei muscoli masticatori
  • Rilassamento muscolare
  • Posizionamento funzionale della mandibola
  • Compenso delle parafunzioni
  • Correzione delle abitudini viziate
  • Indicazione della terapia definitiva

Non vanno portate per più di 6 mesi consecutivamente, perché la mandibola non trovando appoggi stabili nel tempo cerca di riacquisire una sufficiente stabilità occlusale con l'aumento dell'attività masticatoria, facendo perdere rapidamente il miglioramento sintomatologico iniziale ottenuto per la riduzione dell’ipertono muscolare. Dopo massimo sei mesi vanno sostituite con un ortotico e possono essere utilizzate in caso di bruxismo.

Placche "neutre" o mascherine dentali, che calzano come guaine sui denti così come sono, replicandone la forma senza avere alcun significato terapeutico se non quello di evitare lo spostamento dei denti (contenzione) o di proteggerli dall’eccessivo consumo nei casi di digrignamento notturno (bruxismo), consumandosi al loro posto.

A questa categoria appartengono i bite di protezione:

  • Paradenti professionali da usare solo durante la pratica sportiva, specialmente quella agonistica.
  • Bite antiserramento (o bruxismo centrico cioè l’attivazione dei muscoli elevatori che mantengono in contatto prolungato le due arcate dentarie).

Può essere realizzato in resina acrilica (rigido) o in materiale termostampato (semirigido), più confortevole per il paziente perché funge da ammortizzatore (la forza che i muscoli masticatori possono sviluppare può arrivare a 50/80 chilogrammi su cm quadro). Questo tipo di bite è molto valido come trattamento d'urgenza anche in caso di dolore acuto ed improvviso all'articolazione temporo-mandibolare con ridotta apertura della bocca (locking).

Tutti i tipi di placca devono possedere alcuni requisiti tecnici e clinici.

  • Economicità, correggibilità e durata del materiale usato: il materiale elettivo per un bite rigido é la resina acrilica trasparente, leggera, modificabile anche a freddo, con piccole aggiunte o sottrazioni nei controlli successivi, notevole durata nel tempo con una buona manutenzione domiciliare.
  • Minor ingombro possibile in bocca e massimo confort: contorni che rispettino le gengive e le mucose, superfici levigate e bordi arrotondati per avvertirne al minimo la presenza, minimo stress per i denti e per la lingua. Bite ingombranti peggiorano la deglutizione e la fonazione, alterano la curva cervicale (e quindi l'intera postura lungo la catena muscolare posteriore) a causa dell'eccessiva dimensione verticale.
  • Facilità d’inserimento e disinserimento.
  • Buona stabilità dimensionale senza basculaggi.

Il morso di costruzione del bite va rilevato con la massima precisione con il paziente in piedi (ortostatismo), mentre in posizione semi-sdraiata sulla poltrona si possono prendere le impronte dei denti. Durante i successivi controlli (dapprima mensili, poi ogni due mesi), si apportano graduali modifiche fino alla correzione definitiva, secondo il programma di rieducazione posturale personalizzato.

E adesso chiariamo anche alcuni termini usati in gnatologia, la branca dell’odontoiatria che si occupa dei disordini cranio-cervico-mandibolari.

Il primo termine è Bruxismo.

Bruxismo
Effetti del bruxismo

Il comico Beppe Grillo cita questo termine come “neologismo usato per neomalattie neoforiere di neoparcelle”, senza ricordare che gli antichi greci usavano il verbo "bruchein", a significare letteralmente "digrignare i denti". Quindi si tratta di un “archilogismo” per un malanno che affligge l’uomo da millenni.

È un disturbo molto diffuso ed in costante aumento, complici i sempre più numerosi stimoli stressanti (particolari situazioni psico-emotive) e fattori chimici (uso di psicofarmaci, droghe, alcool e eccitanti).

È un’attività eccessiva, prevalentemente notturna, dei muscoli che muovono la mandibola, stridendo i denti delle due arcate in contatto attivo tra loro e generando carichi distruggenti sui denti stessi, sul parodonto e sull’ATM.

Oltre all’uso di bite notturni è consigliabile limitare il fumo, l’alcool, il caffè e le sostanze eccitanti, eseguire stretching e attività di rilassamento (ginnastica posturale, nuoto); evitare l’eccessiva esposizione al freddo.

Il secondo termine è Blocco Mandibolare (Locking): il paziente riferisce di aver sentito un rumore di scatto a pochi millimetri davanti alle orecchie e di aver avuto difficoltà ad aprire o chiudere la bocca. Quello che in realtà è successo è che si è bloccato il meccanismo condilo-discale che permette l’apertura e la chiusura della bocca. Le cause sono quasi sempre da far risalire ad incidenti stradali, cadute e colpo di frusta da tamponamenti.

La risonanza magnetica, eseguita a bocca chiusa e a bocca aperta in proiezione sagittale ed in proiezione coronale, è l’esame strumentale principe nella diagnostica per immagini dell’ATM .

La RM permette di evidenziare dettagliatamente sia le strutture ossee che i tessuti molli ed eventuali versamenti intrarticolari. La RM è di grande valore diagnostico nei casi di dislocazione/lussazione del disco, di degenerazione discale, osteoartrite (sequenze T2 pesate) e nei casi di reazione flogistica della sinovia (sequenze T1 pesate dopo gadolinio). Infine la cine-risonanza o risonanza dinamica è un esame ancora più completo e descrittivo, e ci dà la possibilità di controllare visivamente i movimenti articolari e le alterazioni che questi subiscono nei casi di degenerazione o di dislocazione meniscale.

Riguardo alle differenze tra il bite commerciale venduto in farmacia a 60-70 euro e quello fatto su misura dal dentista ad un prezzo equo che va da 250 a 500 euro a seconda della complessità, tenendo conto di quanto fin qui detto, mi sembra che sia più giusto il prezzo pagato al dentista per il suo lavoro (responsabilità professionale, impronte, morso di costruzione, applicazione, controlli e ritocchi) e per quello del laboratorio (modelli, ceratura, stampaggio, rifinitura, lucidatura) che quello pagato in farmacia per un pezzo di silicone termoplastico, simile ad un paradenti da pugile, che da solo si deve adattare ai propri denti.

Dott. Carlo Setta

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